Promozione dell’Agritur-Aso ad Anversa, dal 28 marzo al 1 aprile 2010. (Diario di bordo)

Premessa

L’iniziativa è nata con Annick, belga,  che è stata ospite con la sua famiglia presso l’Agriturismo  “Villa Cru”. Tornata in Belgio dopo la sua vacanza,  ha proposto all’insegnante della sua scuola, dove frequenta il corso serale di italiano da 7 anni, di organizzare una presentazione del territorio della Valdaso con gli allievi che studiano italiano. Questa scuola è frequentata da più di 400 belgi adulti. Adam, il suo professore, ha accolto con entusiasmo questa idea.

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Si concorda quindi il periodo dal 28 marzo al 1 aprile 2010 per andare a fare le presentazioni, a “raccontare le Marche”. Simone, dell’Agriturismo “Vecchio Gelso”, organizza con lodevole efficienza   la trasferta ad Anversa. Il programma degli incontri prevede anche una cena a Brasschaat, con prodotti tipici della Valdaso,  per 40 amici di Paul e Robert, amici belgi di Simone che che hanno una casa nelle Marche.

 Il viaggio

Dopo i puntigliosi preparativi  per il reperimento di tutto il materiale da portare ad Anversa, alle 20 di domenica 28 marzo finalmente si parte con il pulmino stracarico che verrà guidato  per tutto il percorso da Peppe L. , il papà di Simone.

Si viaggia tutta la notte, con poche fermate, con la strada libera, il traffico scorrevole e con un tempo clemente. Peppe, come il capitano di una nave, non abbandona nemmeno per un istante la guida del suo veicolo, neanche quando il sonno e la stanchezza sembrano far irruzione nella testa del conducente.

Dopo 17 ore arriviamo finalmente a casa di Robert stanchissimi, con tanto sonno accumulato, ma desiderosi di metterci subito all’opera.

La cravatta del borgomastro.

Dopo un breve riposo, alle 17 siamo tutti operativi per preparare la cena nella bellissima casa di Paul, con la sua cucina attrezzatissima che lascia trasparire la propensione di quest’ultimo ad organizzare frequenti cene con gli amici.

Verso le sette cominciano ad arrivare gli ospiti, con i loro presenti per la padrona di casa, Claire, tutti animati da una grande curiosità di vedere, soprattutto di gustare i cibi del nostro territorio e di conoscere le Marche e la Valdaso.

Paul  ci presenta ai suoi ospiti dopodichè inizia la serata. Aiutato da un power point, illustro le Marche con le sue peculiarità paesaggistiche, storiche, artistiche enogastronomiche del nostro territorio e la sua localizzazione sulla cartina geografica dell’Italia ed infine le strutture di accoglienza e le aziende agricole dell’Associazione Agritur-Aso. Faccio di tutto, nella mia presentazione, per far capire che se non verranno a trovarci si perderanno una opportunità irripetibile.

Le 40 e più persone sono attentissime, ben disposte, curiose e allegre. Fanno domande, battute, commenti simpatici. Tutto lascia presagire che sarà una serata memorabile.

Illustro anche i piatti preparati per la cena e i vini che li accompagneranno. Lentamente, ma inesorabilmente, le bottiglie di vino cominciano a perdere la loro ‘verginità’, per il piacere degli ospiti che, con determinazione ma elegantemente,  rivolgono la loro attenzione ai piatti di cui ben presto faranno sparire il contenuto.

Come auspicato, ma anche intuito, gli invitati ci ricoprono di complimenti, di sorrisi e di altre manifestazioni di apprezzamento.

Ultimo tra gli ospiti arriva, accompagnato dalla sua gentile consorte,  anche il Borgomastro di Brasschaat,  il quale ben presto perde il suo iniziale aplomb  tuffandosi nell’assaggio di quei cibi, oggettivamente buonissimi. borgomastro

Lo rivedo dopo due ore, in amabile conversazione, con il suo inseparabile bicchiere che avrebbe molto da raccontare, e senza più l’ elegante cravatta.

La cittadella delle beghine. 2° giorno, 30 marzo

Ben riposati ed ancora col ricordo della bella serata appena trascorsa, affrontiamo la nuova giornata, con entusiasmo, lasciando Brasschaat e dirigendoci verso Mortsel, sempre accompagnati dalla rustica simpatia di Peppe e Sergio che sfornano battute a ripetizione.

Giunti a Mortsel, a pochi minuti di viaggio, andiamo a casa di Annick che ci accompagnerà per tutta la giornata. Dopo una visita alla scuola, la nostra amica ci presenta il suo insegnante Adam, un giovane e dinamico professore fiammingo il quale, in un italiano perfetto, ci illustra l’organizzazione della serata del 31 marzo, mostrandoci anche la sala dove avverrà la presentazione e la degustazione dei prodotti.

Dopo aver salutato Adam giriamo un po’ per il centro storico di Mortsel, cittadina di 30 mila abitanti, riconosciuta autonoma da Anversa perché teatro di una tragedia avvenuta durante la seconda guerra mondiale. Il 5 aprile del 1944 le truppe alleate bombardarono erroneamente la scuola materna della città, anziché la fabbrica tedesca di armi, provocando la morte di 400 bambini e alcuni insegnanti. Un enorme pannello, posto sulla facciata della scuola ricostruita, mostra la drammatica foto della tragedia appena compiuta. Si può osservare la concitazione della gente, disperata, che cerca di portare soccorso ad eventuali superstiti. I cittadini di Morstel, ancora toccati dalle conseguenze del  cosiddetto “fuoco amico”, si apprestano a commemorare i caduti di quell’eccidio, così assurdo, di innocenti.

Dopo un pasto frugale a casa di Annick andiamo nella vicina Lier a visitare la cittadella delle “beghine”. Queste donne –  che Sergio definisce, con la sua solita ironia sorniona, ‘bikini’ –  facevano parte di un movimento laicale sviluppatosi al di fuori della chiesa, soprattutto femminile, animato da intenso spirito mistico. Formato originariamente da vedove e da zitelle, la sua origine risale al XII secolo. Esse avevano come scopo quello di vivere  il vangelo in una forma autentica, pregando e facendo opere di bene, cercando un rapporto diretto con Dio senza intermediari, e soprattutto aiutando i malati e i poveri.

beghinaggio Lier

In bilico tra l’eresia e la santità, il movimento del beghinaggio ha attraversato alterne vicende e in alcune parti del Belgio resiste ancora oggi. La comunità di beghine di Lier si è sciolta  circa 100 anni fa e la loro cittadella, ci racconta Annick, oggi è abitata da persone che hanno fatto la fila al Comune per avere assegnato in affitto un alloggio in questo luogo prestigioso. Sì, prestigioso, tanto è vero che è stato riconosciuto dall’UNESCO nel 1998.

Sembra che nel passato, la comunità delle beghine fosse abitata da parecchie donne le quali più che per libera scelta erano costrette dalla loro famiglia a vivere nello stato claustrale, per ragioni patrimoniali prima ancora che religiose. Era  naturale che molte di loro si ribellassero e le trasgressioni erano diventate quasi proverbiali. Ancora oggi si può visitare la stretta e buia viuzza della cittadella, con pareti prive di finestre, teatro dei loro amori clandestini.

Annick racconta che quando una di esse aveva un bambino, quest’ultimo veniva sottratto alla madre e affidato a qualche famiglia esterna. La nostra visita si conclude alla porta della morte che, fino a cent’anni fa, era l’uscio che permetteva a queste donne, al termine della loro avventura umana,  di liberarsi dalla propria  segregazione.

Dopo aver gustato una birra , bevanda di cui i belgi vanno giustamente orgogliosi, ci avviamo verso la città di Herk De Stad, un comune di 12 mila abitanti situato nella provincia fiamminga del Limburgo, la provincia più orientale delle Fiandre, a 70 km da Anversa, a fare la presentazione in una scuola che ha aderito all’invito del professor Adam.

 

Presentazione a Herk De Stad

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A Herk De Stad veniamo accolti con una cordialità e gentilezza commoventi. Entrando nella scuola vediamo un cartello,  a cui è attaccato uno stendardo tricolore,  con la scritta “Serata italiana”. All’entrata dell’amplissima sala dove si svolgerà la presentazione ci sono tanti fogli appesi con la scritta “BENVENUTI” le cui lettere sono di colore bianco rosso e verde.

Ben presto la sala si riempie con circa una cinquantina di persone che si siedono comodamente. Tutto è pronto. Prende la parola la professoressa Alessia che insieme alla collega Tina aveva organizzato l’evento. La madre di Alessia, anch’essa presente alla serata, è originaria di Corinaldo (AN). Sono emozionate all’idea di sentir parlare della loro regione a cui le lega tanti  piacevoli ricordi.

La mia presentazione scorre senza intoppi. Seguendo le indicazioni di Annick, mi addentro in alcuni particolari cercando di trasmettere il più possibile la vita del nostro territorio. L’ascolto è attento, l’attenzione è alta, anche se molti di loro non comprendono perfettamente l’italiano. Mi convinco sempre più che quello che li inchioda alla sedia, per più di un’ora,  non sia tanto quello che dico ma l’entusiasmo con cui lo dico.

Nel frattempo gli amici cominciano a preparare il buffet con i crostini, gli affettati, il vino, e altre cibarie. Uno dell’organizzazione, con in mano un cappello di stoffa tricolore, passa tra le persone per raccogliere le tre euro di quota, precedentemente concordate,  per la degustazione dei prodotti.

Gli ospiti si avvicinano ai tavoli senza timidezza e si lasciano trasportare dai profumi, dai sapori e soprattutto dal gusto di quelle cibarie così generosamente messe a disposizione. Le espressioni di gradimento si fanno sempre più esplicite; si formano capannelli di persone che possono finalmente, dopo il fiume di parole in italiano, commentare con la loro lingua le immagini e le notizie che hanno capito, ma soprattutto la bontà dei cibi. Le nostre brochure vengono prese d’assalto; molti leggono e forse, almeno lo spero, cominciano a progettare una vacanza da noi.

3° giorno, 31 marzo

Visita ad Anversa

La giornata inizia con la visita alla città di Anversa che schiude ai nostri occhi  alcune delle sue meravigliose  ricchezze.

La stazione centrale, le cupole dorate degli antichi palazzi, la casa di Rubens con i suoi meravigliosi capolavori, la maestosità della sua cattedrale gotica che racchiude, come uno scrigno, preziosi dipinti, cori lignei, vetrate artisticamente decorate.  Il castello del gigante, sulla riva della Schelda, rievoca l’antica leggenda che ha dato il nome alla città. Sembra che il gigante Druon Antigoon chiedesse ai capitani delle navi che navigavano il fiume una sorta di pedaggio. A quelli che si rifiutavano di pagare egli mozzava una mano e la buttava nel fiume. Ma un soldato romano, Silvio Brabone, uccise il gigante al quale riservò lo stesso trattamento che egli riservava alle sue vittime, cioè gli tagliò la mano e la gettò nella Schelda. Da qui prende il nome la città, “Hand werpen”,  che significa “lanciare la mano”. La visita guidata della chiesa secentesca di San Carlo Borromeo, la chiesa più amata dagli anversesi, completa la mattinata.

La presentazione serale alla scuola

Alle 18 e trenta la sala della presentazione comincia a riempirsi. Già era stata annunciata la presenza di 80 persone. Ben presto però ci accorgiamo che il numero è maggiore e si avvicina al centinaio. Veniamo a sapere l’indomani che il numero preciso di partecipanti è stato di 106.

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Alle sette e dieci inizia la presentazione con una introduzione di Adam. Continuo io con l’illustrazione del tema cercando di mostrare le peculiarità del territorio,  con le sue tradizioni e la sua cultura fortemente agganciata alla civiltà contadina mezzadrile, la quale si è protratta per secoli fino alla fine del XX secolo.

L’uditorio è attento, partecipe, assorto. La parola passa poi a Renzo, titolare della Country House di Ortezzano,  che, parla del ciauscolo, il nostro salame tipico, con puntigliosa competenza. Dopo l’illustrazione delle olive ascolane, la parola va a Sergio, uno dei produttori dell’Agritur-Aso, il quale, con linguaggio asciutto ed essenziale, trasmette con efficacia le caratteristiche e la bontà della frutta sciroppata e del vino cotto.

Alla fine delle presentazioni si procede alla degustazione che i partecipanti mostrano di gradire molto.

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 1° aprile, 4° e ultimo giorno

Caffè col Borgomastro

 L’ultimo giorno di permanenza in Belgio si apre con la visita al Comune di Brasschaat dove il borgomastro Dirk De K. ci ha voluto incontrare per uno scambio di idee su un possibile progetto culturale e turistico con la Valdaso.

Questo contatto,  favorito dall’intermediazione di Robert e di Paul, ci ha visti seduti in una sala del Comune, attorno ad un tavolo, ricevuti con sincera cordialità dal sindaco accompagnato dal  vice-sindaco, dall’assessore alla cultura e da una gentile signora che ha svolto il ruolo di traduttrice.

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Dopo l’ottimo pranzo che Claire, la moglie di Paul, ci ha preparato a casa sua ci dirigiamo verso casa di Annick e, alle 17 e 30, arriviamo puntuali a scuola dove ci aspettano Adam e Christine L., una collega psicologa e psicoanalista, amante dell’Italia da lunga data.

Questa volta la preparazione viene effettuata in anticipo. La presentazione, dopo l’esperienza del giorno precedente, scorre più fluida e interattiva, grazie alla regia di Adam sempre pronto ad intervenire con opportune sollecitazioni quando è il caso di approfondire qualche argomento. E grazie anche al numero più esiguo delle persone che hanno partecipato: 60 a fronte delle 106 della sera precedente.

… Ma il bello deve ancora venire.

Vin cotto col divo del cinema Jan Decleir

Dopo aver risistemato i locali, guidati da Adam e da Annick e suo marito,  siamo andati in una birreria al centro di Anversa a celebrare il commiato con una meritata bevuta. Ci accompagnano anche Rosario, una bravissima persona, di origine napoletana, e  Christine, la psicoanalista infantile,  la quale viene spessissimo in Italia, soprattutto ad Urbino.

Quanto più si abbassa il livello delle bottiglie delle ottime birre belghe tanto più si alza il frastuono dal nostro tavolo che, con il passare del tempo, sovrasta anche il suono della musica che faceva da sottofondo al locale. La povera Sashka, la simpatica cameriera di origine brasiliana, fa miracoli per tenere pieni i mutevoli bicchieri che si alternano a seconda del tipo di birra.

Con l’avvicinarsi delle ore piccole si riaffaccia la fame e a stomaco vuoto anche le birre alcooliche dei trappisti cominciano a far sentire i loro effetti. Visto che nel locale non c’era niente da mangiare diamo fondo ai prodotti che erano avanzati. Come per magia, in un attimo il nostro tavolo viene coperto di ogni ben di dio: pane, ciauscolo, salame, vino, vino cotto. Il tutto sotto gli occhi divertiti degli avventori e degli stessi gestori che fanno di tutto per  non farci mancare niente tra coltelli, bicchieri, piatti. Spesso partecipano ai brindisi e non rifiutano di assaggiare i nostri cibi.

Ma l’acme viene raggiunto quando Rosario e gli altri amici belgi ci avvertono che nel tavolo vicino al nostro è seduto, assieme ad altre persone,  Jan Decleir, il più famoso attore belga, che ha avuto anche una nomination per l’Oscar. Nel giro di qualche nanosecondo il divo si è trovato in mano una fetta di ciauscolo, un bicchiere di vino cotto, le brochure dell’Agritur-Aso,  pronto a brindare e a farsi fotografare con la nostra compagnia sotto gli occhi divertiti dei presenti.

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A quel punto, siamo alle 2 di notte,  col cuore allegro e la vescica piena, a malincuore torniamo a casa dopo aver salutato e abbracciato i nostri amici belgi.

A tutti loro: Annick, Jef, Adam,  Christine, Rosario, Alessia, Tina; a Paul, Claire, Robert e sua moglie, i loro figli e a tutte le persone che abbiamo avuto il piacere di conoscere e anche, ovviamente,  al Sindaco di Brasschaat, a nome dell’Agrituraso, voglio dire Grazie, Grazie di cuore, per averci fatto sentire orgogliosi di essere Italiani, Marchigiani e Valdasìni e, soprattutto, di averci fatto sentire un po’ più cittadini d’Europa.

Alle dieci di mattina, dopo aver salutato Paul e Robert con le rispettive consorti, ci avviamo alla “nave –furgoncino” dove il nostro capitan Peppino avrebbe preso di lì a poco la barra del comando per navigare verso casa.

Roberto Ferretti